Profughi in clonazione è il titolo della mostra di pittura organizzata dal Comune di Coreglia Antelminelli nelle sale del Palazzo Il Forte in Coreglia Capoluogo. Queste antiche stanze accolgono le opere realizzate dal Maestro Angelo Roberto Fiori nato nel 1952 a Castelnuovo Garfagnana (Lu), dove ha vissuto e lavorato.

Si tratta di una esposizione delle opere dell’artista frutto di un lungo percorso di studi e di esperienza maturata sul campo. Nell’incertezza di questi tempi l’arte rimane ai posteri come testimonianza e, mentre la si fa, può essere un veicolo per contenuti, idee, può trasmettere e suscitare emozioni, riflessioni, pensieri. L’arte e la cultura rivestono un ruolo centrale sia per la crescita individuale sia per la crescita della comunità.

Questa mostra rappresenta per questo Ente, per la sua Comunità un momento di arricchimento culturale, un momento di conoscenza e di avvicinamento all’arte per il pubblico. Per l’assessorato alla Cultura l’attività culturale vuole essere sempre di più un vero e proprio motore di sviluppo per la società locale.

Un ringraziamento al pittore Gianfalco Masini che ha curato la mostra e che accoglie sempre con entusiasmo le nostre iniziative. Un particolare ringraziamento a Nicoletta, moglie…compagna… musa del Fiori, come lei è solita chiamarlo, che ha  scelto il nostro Comune per questa mostra e che ci ha aperto le stanze dello studio di Roberto per farci assaporare anche a noi e a tutti i visitatori le emozioni che queste opere trasmettono.

Marco Remaschi Sindaco di Coreglia Antelminelli
Lara Baldacci Assessore alla Cultura  


Sono davvero tante le ragioni, le suggestioni che spesso mi portano a ricordare Roberto Fiori, il pittore, l’amico fin dalle giovanili riflessioni un po’ politiche ed un po’ sulla vita. E Roberto c’era, con la parola e, soprattutto, con la sua pittura tutta piena di un sentimento di solidarietà verso una umanità sofferente.

La nostra amicizia si è fortificata nel tempo anche per quella frequentazione indiretta che i suoi quadri consentivano; quadri che sempre hanno sollecitato la mia attenzione, per il loro parlarmi della non facile esperienza del vivere, per la qualità della forma con cui sono dipinti quei sempre presenti frammenti di corpi, spesso avvolti in panneggi dai colori vivaci che fanno venire in mente gli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina, ma anche tanta pittura moderna e contemporanea. In tutta la sua opera trovo la sua convinzione della necessità dell’arte, dell’arte come esperienza di vita e come risultanza di eredità culturali.

Attraverso la sua pittura abbiamo continuato un nostro “ragionare” sulle cose.
Mi ricordo bene un Roberto determinato, ma anche emozionato in occasione dell’inaugurazione della sua bella mostra che tenne a Lucca, in Palazzo Ducale, nell’estate 2000, dove assieme ai dipinti presentò una scelta quantità di importanti disegni dal raffinato intreccio di fini linee del lapis o della penna.

Ricordo disegni in cui aveva aggiunto una quadrettatura utile al trasferimento della composizione per farne dipinti di grandi dimensioni, dove elaborava la sua irrinunciabile ricerca di una armonia generale, dove realizzava quelle sue figure enigmatiche, oppure un po’ dolenti, ma anche ironiche, e nelle quali mai si scorgono voluti effetti, né retorica.

Negli anni Fiori ha, come necessario in arte, elaborato la sua pittura nella forma, ma non lo ha fatto nelle sue solide motivazioni. E mai ha interrotto gli studi d’arte, dopo il Diploma all’Accademia di Belle Arti di Firenze.

Per la pittura Roberto ha anche sofferto, e tanti suoi quadri lo raccontano con il loro essere una costante indagine sull’umano, su sé stesso, sul senso della pittura, sulla sopravvivenza dell’antichità nella coscienza dell’oggi. E poi ha diffidato delle troppe regole che spesso il mercato dell’arte chiede, ha voluto essere sincero e dipingere solo come la sensibilità e l’alta consapevolezza culturale muovevano la sua mano.

Sì, Fiori è stato un grande pittore, colto, serio e importanti sono stati i commenti di critici d’arte come Dino Carlesi, Luciano Caramel, Tommaso Paloscia.

Andrea Tagliasacchi
Presidente Unione dei Comuni della Garfagnana


Salire da quella scala a chiocciola che scompare nel sottotetto dello studio di Roberto Fiori è stato come avere accesso alla suo io artistico più intimo. Le opere ammassate una sopra l’altra appoggiate ai muri trasmettevano solo vere emozioni, raccontavano la bellezza e la sua ricerca

È stato un dejà vu, un dialogo interrotto e poi ripreso scalino dopo scalino, come se fossi già stato lì in precedenza, come se l’artista mi stesse sussurrando all’orecchio, echi delle sensazioni da lui imprigionate nel colore.

Le opere che ho selezionato sono quelle che hanno acceso in me una luce e toccato corde significative, non è stato nemmeno importante contestualizzarle in un percorso storico di produzione, essendo il lavoro di Fiori estremamente coerente. I temi trattati si confrontano e si fondono tra loro in un continuum sapiente, una lunga e profonda storia che disvela gli ismi umani.

Una storia universale e senza tempo, quella dell’umanità raccontata da Fiori, dove i volti dipinti, immobili e concentrati, rivolti molto spesso verso il basso ad inseguire pensieri e domande, lasciano aperte le grandi domande della filosofia
Insieme ai volti parlano le mani, e corpi avvolti in magici drappeggi che appaiono e scompaiono a loro volta, scivolano verso altre storie, altre sfumature. orchestrati e condotti in una tavolozza di colori di lirica ricchezza.

Il colore gestito senza paura a volte rischioso, a volte dissonante, sorprende destabilizza e allo stesso tempo armonizza le sue storie in un alchemico equilibrio da artista circense. La sua grafica indaga, seziona studia personaggi inquieti in punta di penna, la sintesi in bianco e nero del suo ricchissimo mondo a colori.

Un’opera quella di Fiori per me di grande spessore, che parla il linguaggio della cultura e regala sensazioni che restano sulla pelle e negli occhi.

Come per tutte le cose belle che si possono incontrare nella vita, grazie Roberto.

Gianfalco Masini
Curatore della mostra


Profughi in clonazione nasce dalla necessità di ripercorrere l’evoluzione artistica di Fiori, cercando un tratto comune che colleghi i primi quadri agli ultimi come un discorso mai interrotto.
Questa trama portante è la stessa che lo ha guidato nella vita: l’interesse verso l’uomo, visto come essere solitario, emarginato, sofferente, alieno ai suoi simili.

I quadri di Roberto sono affollati, ma questa moltitudine è scollegata, vicina ma non interattiva, sospesa, compressa e schiacciata dal peso della sua personale solitudine, alimentata da una ricerca interiore del proprio Io talmente assoluta e vibrante da impedire qualsiasi contatto simbiotico.

Roberto aveva una parte aliena al mondo, attraverso la quale guardava agli uomini come fratelli accomunati da un destino dolente, ai quali restituiva quella dignità negata in un’esplosione di colori azzardatamente accostati, in pose sontuose e spesso altere, in sguardi volti verso altri infiniti.
Li chiamava “profughi”, o anche randagi, intendendo con ciò la mancanza di radici che ancorassero l’uomo alla terra.

In questo universo sparpagliato la donna dei quadri di Roberto ha invece un valore catartico: generalmente bella, fiera, spesso guerriera ma più spesso dolce, salvifica, raccolta in pose rassicuranti, quasi una Madre che consola e ama senza misura.
La fantasia sfrenata di Roberto si placava nella realizzazione dei quadri: sopra una tela bianca confluivano i libri letti, la musica ascoltata, le visioni notturne, i bicchieri di vino, le sigarette, la sovrabbondanza del suo Ego che faticava a restare imprigionata dentro ad un corpo.

Le mani, questo sublime strumento di espressione, sono presenti in tutti i suoi quadri esaltate nella loro bellezza o annodate come simbolo di fatica. Le mani, la mente, il cuore: rimane tutto qui sopra.
Grazie, Roby.

“Non è la morte che separa…separa solo la mancanza d’amore”
Con amore
Nicoletta


Allestimento e cura della mostra: Gianfalco Masini

Progettazione grafica e multimediale: Regina Apis.it

Realizzazione grafica ed esecutiva: Anna Del Mastio

Fotografie: Paolo Petrozzino